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CRISTALLIZZARE: RENDERE PREZIOSE LE NOSTRE FRAGILITÀ
“I più recenti lavori di Poletti paiono fermare il tempo, fissare la memoria. Le sue opere divengono come uno specchio istantaneo della memoria. Siano esse paesaggi che, nelle mani dell’artista, si trasformano in una sindone silenziosa di un territorio mentale, o siano esse fotografie, sovente ritratti d’epoca, che attraverso alchemiche elaborazioni (processi di bollitura e cristallizzazione con sali e inchiostri giapponesi) vengono intaccate da cristalline incrostazioni, come licheni lentamente cresciuti su una superficie rocciosa. Sotto questa spinta creativa, l’atto della memoria in Aymone Poletti trascende la registrazione di un dato imposto alla coscienza dalla realtà esteriore. Questi lavori ci consegnano un’immobile e raffinata traccia di ciò che è stato: un invito a scoprire un’impronta del tempo di qualcosa che non è più, se non dentro di noi e nella nostra capacità di reinventarlo.” Arch. Rolando Zuccolo
From my Balcony I, 2016, 10,5 x 8,5 cm
polaroid originale, sali, inchiostro giapponese Collezione privata, Lugano
Una delle più recenti espressioni artistiche di Poletti, riguarda l’intervento su fotografie, che attraverso processi particolari di bollitura e cristallizza- zione con sali e inchiostri giapponesi, vengono intaccate da incrostazioni cristalline, quasi fossero licheni lentamente cresciuti su una superficie rocciosa.
Attraverso queste notevoli trasformazioni, Aymone Poletti reinventa un piccolo, intimo luogo iconografi- co, soprattutto un luogo della memoria, intaccandolo di elementi altri, inediti, diversi.
Grazie alla particolare tecnica usata, le opere – in prevalenza delle serie di fotografie originali d’epoca (fine ‘800 o anni ‘30) oppure immagini attuali sviluppate ancora con pellicole Polaroid – vengono bollite e lavorate da sali, acidi e inchiostri giapponesi durante alcuni giorni. L’immagine appare così modificata, deformata dal calore e dalla corrosione e si riflette nel significato della fragilità umana. Il ricordo che rappresenta ne appare come fossilizzato, eroso dai sali, confuso, cristallizzato e mutato a placche. Sono immagini e testimonianze di volti, figure, paesaggi, cose passate che vengono come aggredite da escrescenze minerali in una combinazione del tutto inedita, nella quale l’organico ed il vegetale si uniscono all’inorganico. E la vasta malinconia di persone che non ci sono più si sposa con la deflagrazione di diamanti eterni, senza ricordi e senza tempo.
Il tutto diventa una metafora sulla nostra condizione e sul tempo che scorre: le fotografie sono, infatti, il simbolo per eccellenza della memoria, perché “bloccano un attimo”, fermando il tempo. Tramite questo procedimento esclusivo, l’artista effettua una distorsione meccanica alla memoria: i ricordi scompaiono e si mutano a causa del dissolversi fisico dell’immagine sulla stampa originale
German Lady, (fotografia di fine 1800), 2016 10,5 x 6,5 cm ,
fotografia originale di fine ‘800, sale, inchiostri giapponesi Collezione privata, Lugano